In un Paese normale la comunicazione politica ha tre livelli: il primo è quello delle istituzioni che parlano ai cittadini in quanto istituzioni, e dei partiti che parlano ai cittadini in quanto partiti; il secondo è quello dei politici che si parlano fra di loro, sia a livello istituzionale sia a livello di forze in campo; il terzo è quello dei media che raccontano la politica ai cittadini. Nel Paese incerto niente sta più al suo posto: le istituzioni si attaccano fra di loro via stampa e televisione, le istituzioni parlano come partiti, i partiti come istituzioni. Siamo, è chiaro, ben fuori dalla democrazia, anzi, in quella specifica corruzione della democrazia che è una tendenza populista antilegalitaria, in cui parlano i peggiori, le argomentazioni non contano nella loro logica e nella loro verità, ma soltanto nell’ossessiva ripetizione che mira a far tacere i testimoni.
In un Paese normale le autorità dello Stato non attaccano la magistratura, non si sottraggono alla verifica della legalità, non incitano i propri manipoli. In un Paese normale i cittadini difendono la loro democrazia, non la vogliono cancellare nel nome di un uomo. In un Paese normale le Leggi incontrano Socrate ingiustamente condannato e gli ricordano che senza di loro lui non avrebbe vissuto una vita degna di essere vissuta: dunque si sottometta loro, anche se ingiustamente applicate. Nel Paese incerto il carisma di un uomo, la dabbenaggine degli ignoranti e la viltà dei sottoposti cancellano le Leggi, in nome dell’impunità e del nulla.
In un Paese normale non avremmo paura per i nostri figli, non tremeremmo rabbiosi per il loro futuro, non sentiremmo la sconfitta non già nostra ma piuttosto della comunità nazionale cui sentiamo di appartenere. Ma nel Paese incerto lo facciamo, con le lacrime agli occhi, e temiamo il tempo prossimo in cui occorrerà combattere – non violentemente e legalmente – in prima persona per difendere i diritti di tutti contro i pochi (sì, è bene ricordarlo: i pochi: una maggioranza molto relativa che si fa maggioranza assol(u)ta).
In un Paese normale, oggi sarei felice di essere un cittadino. Nel Paese incerto sento la tristezza del tempo che vivo, a dispetto della mia serenità di uomo.
Buon vento
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