Pubblicato da: faustocolombo | 30, marzo, 2011

A partire da Forum

Scriveva Debord che la società dello spettacolo è di tre tipi: lo spettacolo centralizzato, quello diffuso e quello integrato (vado a memoria, e quindi posso commettere qualche imprecisione, ma più o meno il senso è quello). I primi due li aveva colti quando ancora il muro reggeva e la distinzione tra i due blocchi aveva un qualche significato. Spettacolo centralizzato: tutti a guardare loro, i grandi leaders totalitari dell’est; unico vero contenuto che sostituisce la realtà. Spettacolo diffuso: niente leaders ma spettacolarizzazione di ogni cosa, che sostituisce le merci e le loro immagini al mondo reale. Quando i confini cominciarono a cadere (prima del muro di Berlino), il vecchio Guy nei suoi Commentari si accorse del terzo tipo, che fondava al peggio i modelli precedenti: “Quando l’immagine costruita e scelta da qualcun altro è diventata il rapporto principale dell’individuo col mondo, che egli prima guardava da sé da ogni luogo in cui poteva andare, evidentemente non si ignora che l’immagine reggerà tutto. […] Il flusso delle immagini travolge tutto, e analogamente è qualcun altro a dirigere a suo piacimento questa sintesi semplificata del mondo sensibile”.

Ripenso a Forum, e a un bel dibattito che il mio amico Davide ha scatenato con un suo post. Davide conosce bene la macchina mediatica, perché ci lavora, e ha osservato che Forum funziona così, e non c’è bisogno che Mediaset si impegni troppo perché primo a poi se ne esca una vicenda come quella dei finti aquilani. Giusto, in parte, ma in parte no, e adesso provo a spiegare perché. Tutti sappiamo che le routines produttive e le maschere organizzative dei format (come dei generi, come di ogni altra macchina di produzione seriale) tendono a creare sistemi di costrizioni entro i quali gli autori si muovono, e che creano un patto più o meno mefistofelico con il pubblico. Dunque il formato di Forum prevede una recita, una finzione. Ma la finzione è riconosciuta (semmai lo è) come relatia al tema di cui si discute: sono due attori che mettono in scena personaggi in un quadro di sceneggiatura verosimile. E qui tutto bene. Ma nel caso “aquilano” di cui si discute, la protagonista evoca un backstage, un implicito che esula dalla finzione riconosciuta. Non solo dice che è dell’Aquila (ci sta che non sia vero) ma accresce con una marrazione non richiesta questa sua dichiarazione, e quei contenuti irrilevanti per il tema in questione (la separazione finta dal finto marito) sono pertanto mostrati come una parentesi vera nella finzione.

E invece, invece essi fanno parte di un’altra finzione, quella appunto di cui parla Débord, una grande costruzione di irrealtà, una narrazione simulacrale globale che integra perfettamente il culto della personalità del peggior stalinismo con la finzione del liberismo trionfante (che continua a esaltare i consumi e l’uomo consumatore anziché cittadino). E questa finzione è vincente perché si infiltra dappertutto, e soprattutto laddove nessuno si aspetta che si infiltri. Come appunto nel backstage di una finzione come Forum. Come – molti anni fa – nelle trasmissioni di intrattenimento mediaset in cui Bongiorno o Vianello facevano propaganda a Silvio Berlusconi. E soprattutto nelle narrazioni ufficiali in cui le case risorgono, gli asili spianati dal terremoto diventeranno i più begli asili del mondo, i profughi diventano improvvisamente amiconi dopo essere stati ricacciati in mare fino al giorno prima, e così via.

Ecco qua, cosa avrei voluto dire al mio amico Davide. Quando vedo realizzarsi la distopia del povero Débord sento i brividi per la schiena.

Buon vento


Risposte

  1. ecco, ha reso in termini molto migliori quel che ho provato a sostenere su FB con Davide. Condivido e sottoscrivo, e aggiungo che chiunque si accorge di questo meccanismo non di “cultura sottile” ma di “disinformazione sottile” ha il dovere di gridarlo al mondo, soprattutto se è un cosiddetto addetto ai lavori. Anche se, per questo, non farà mai carriera (come me, probabilmente :D)
    A presto!

  2. Lusingato di essere finito in un suo post, caro prof!
    La sua cultura e le sue argomentazioni, però, sono troppo sottili per me e, temo, anche per scongiurare il ripetersi dell’incidente. La prassi televisiva è tutto il contrario della sottigliezza, della sfumatura. Una delle più belle battute di “Boris-il film” (messa in bocca al produttore che stronca le ambizioni artistiche del suo regista) è -se ricordo bene-: “Non ho abbastanza soldi per tutta questa sensibilità”. Lo dico nel tentativo di far capire che non si può contare sull’intelligenza e sulla costante lucidità/vigilanza di un autore e di un gruppo di figuranti quando è proprio il tipo di format a mettere nelle loro mani il potenziale disastro.
    All’epoca della famosa discesa in campo di Berlusconi, gli spot elettorali di tutte le star della scuderia furono chiaramente il frutto di una precisa strategia orchestrata a tavolino. Ora, invece, mi sembra uno scenario molto diverso.
    Mi creda: stavolta è successo tutto per un accumulo di libertà che i singoli protagonisti della filiera si sono prese. E questi protagonisti sono: una figurante pagata 300 euro, un autore freelance e la signora Rita Dalla Chiesa.
    Nell’ordine: l’autore –probabilmente a corto di argomenti- si sarà inventato l’ambientazione aquilana (“ché genera empatia e commuove sempre”); la figurante ci avrà ricamato sopra (“ché alla Mediaset non si dispiaceranno certo se una casalinga tesse le lodi di Berlusconi e poi vedi mai che ci scappa fuori qualche altro lavoretto”) e la signora Dalla Chiesa, infine, che non ha certo perso l’occasione per fare il santino di Bertolaso.
    Ognuna di queste persone ha pescato nel proprio scenario e bagaglio di riferimento e poco importa (a mio modesto parere) se lo scenario di riferimento dell’attrice è quello della martellante propaganda berlusconiana. Cioè, conta eccome, ma è un effetto, una conseguenza della stortura iniziale: non si manda in diretta la sciura Maria con la licenza di mentire. E, cosa ancor più grave, non le si dà la patente di veridicità costruendole intorno un contesto asseverativo (l’aula di un tribunale) e una platea così vasta e popolare (Canale 5 all’ora di pranzo).
    Detto questo, non ho nessuna difficoltà a dar ragione a Débord. Ok: si è realizzato il terzo scenario ed è sempre più vero che le conoscenze della stragrande maggioranza di noi non sono più conoscenze dirette, ma conoscenze mediate. Però, la nostra figurante altro non è che una vittima di quel processo. Infatti proviene proprio da quella classe sociale su cui la propaganda ha fatto i maggiori danni. Su quella signora, per un cortocircuito, si sono improvvisamente accese le luci della ribalta. E così una vittima della macchina è diventata essa stessa ingranaggio della macchina. Ma questo è appunto l’incidente di cui parlavo io. Non il frutto di una raffinata strategia, ma il prodotto della sciatteria e trasandatezza di un programma giornaliero, in diretta, che macina casi e argomenti da 26 anni.
    Non pensa anche lei che sarebbe tutto più semplice e più chiaro se si iniziasse a dire: un programma in cui si raccontano per veri fatti mai avvenuti è un programma sbagliato, sia che si tratti di un furto di polli sia che si tratti della ricostruzione dell’Aquila, entrambi mai avvenuti. Un programma in cui sistematicamente i protagonisti non sono quello che dicono di essere è un programma sbagliato. Un programma che si propone come tivù verità e che in realtà è una fiction mascherata da verità è un programma sbagliato.
    Glielo dico in maniera accorata perché la sua volontà di punire i colpevoli –se esercitata solo sulla puntata in questione- dovrebbe produrre come effetto la rimozione della sola figurante (che peraltro si rimuove da sola, per il naturale meccanismo del programma) e di un più o meno giovane autore a partita iva. Dopodiché, ripeto, il rischio che l’incidente si ripeta (magari su altri temi sensibili come Lampedusa o gli operai della Eternit) è esattamente lo stesso di prima.
    Io, invece, sarei più coraggioso e proverei ad alzare il tiro, cercando di capire quali sono le logiche nell’acquisto dei format e vedere un po’ chi le approva dentro le aziende. Per esempio: c’è dietro l’angolo quel gioiellino di “Uman take control” ed è sotto gli occhi di tutti da oltre un decennio il “Grande Fratello”. Vuol vedere che, alzando un pochino lo sguardo, rischiamo d’incorniciare tutta una schiera di dirigenti che le università e le case editrici si contendono in una serrata gara al rialzo perché il loro nome attira studenti e lettori?
    La prego, non se la prenda solo con i più deboli.
    Con stima e affetto
    Davide
    PS
    La prossima volta che il ministro Romani dice “bisogna vedere se i contenuti che finiscono su youtube sono protetti o meno dal diritto d’autore” gli ricordi che qualsiasi prodotto dell’ingegno è naturalmente protetto dal diritto d’autore, nel momento stesso in cui viene creato. Ma lui forse intendeva dire: “bisogna vedere se i contenuti in questione sono tutelati da una multinazionale che può farsi valere o se chi li ha fatti è un poveretto che non conta niente.”

  3. Carissimo Davide, grazie di questa lunga argomentazione, che credo interesserà oltre a me anche tutti i (pochi, ma a cui sono molto affezionato) naviganti della smandrippata nave. Comincio dalla tua analisi, e provo a fare una sintesi con la mia. L’ideologia circola, circola a dispetto delle strategie dall’alto, e si insinua dappertutto, e fa male comunque, anche se la porta una qualunque sciura Maria (grazie di esistere?). Dunque hai ragione tu e ho ragione io, e non siamo messi bene, nessuno dei due.
    Poi, non c’è bisogno di stimoli, per dire che questa televisione è sbagliata, nella mia modesta povertà intellettuale ho scritto di tutto ciò in Ombre sintetiche (Liguori, 1990, credo), e ho la terribile impressione di non essermi allontanato di molto da quello che poi è accaduto.
    E su Romani: bollivo mentre parlava, ma ero prigioniero del format… O vale per la sciura Maria e per me no?
    Un abbraccio

  4. Caro prof, me lo ricordo bene il suo “Ombre sintetiche”. E infatti mi chiedevo: ma proprio lui che denunciava le storture di questa TV (intesa come sistema-TV), come mai adesso zooma così tanto sulla singola puntata? Quanto ai suoi 25 lettori (!) spero siano davvero 25 -o anche meno- se no non lavoro più. Un caro abbraccio a lei e ottimo vento!

  5. Mi piacerebbe un tuo parere sul discorso di Berlusconi a Lampedusa

  6. Non dò nessuna attenuante a questi personaggi senza scrupoli, non riconosco nemmeno il loro lavoro che si basa su una montagna di frottole. Nella vita puoi scegliere di essere nobile o miserabile e questo non ha nulla a che fare con il
    sistema-TV, con i format e con le propagande. Non si usa il dolore della gente
    per fini propri, non credo ci sia molto altro da aggiungere.

    Per quanto mi riguarda, mi sento molto smandrippata 🙂

    Anch’io vorrei leggere il suo parere sull’ultima farsa andata in scena.

  7. spero che molti naviganti siano in grado di capire l’Inglese perche’ questo e’ un documento storico, in assoluto.
    Lo faremo vedere ai nostri figli per spiegare fino a che punto l’Italia e’ caduta in basso, nella reputazione internazionale, a causa del ventennio berlusconiano, e del suo devastante cialtronismo.
    Guardate al minuto 3:59, dove il giornalista incredulo di fronte alla pochezza dei discorsi di Frattini e delle sue ridicole ed evasive risposte, chiede: but, do you know what his reputation is? Ma lei si rende conto di qual’e’ la sua (di SB ovviamente) reputazione?

    Io provo solo una profondissima vergogna!

  8. Par les soirs bleus d’été, j’irai dans les sentiers,
    Picoté par les blés, fouler l’herbe menue :
    Rêveur, j’en sentirai la fraîcheur à mes pieds.
    Je laisserai le vent baigner ma tête nue.

  9. allora buon volo, malinconico vecchietto, lo vedo il tuo sorriso !

    ma “nostos” è riferito al film ?


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