Pubblicato da: faustocolombo | 10, dicembre, 2009

La notte efferata

Amo Fred Vargas, questa curiosa e originale scrittrice di gialli francese, che amici e colleghi mi hanno fatto scoprire, e che ha inventato il personaggio a me così caro del commissario Adamsberg, lento, intuitivo, eppure capace di capire davvero, nel profondo, gli uomini e i delitti. E amo anche il suo inseparabile e complementare vice Danglard, troppo avvezzo al vino bianco, forse, ma così vero e razionale senza razionalismi.

L’ultimo volumetto della Vargas (pseudonimo) contiene tre brevi inchieste di Adamsberg. Una di esse risolve un caso di omicidio, la notte di Natale. La notte, come dice il commissario che maschera l’autrice, più efferata dell’anno. Quella in cui bisogna essere felici, e siccome non lo si è, si può commettere qualunque turpitudine.

Sono cristiano, e non condivido la visione cupa del Natale. Ma condivido sì la natura natalizia (in senso adamsberghiano) della nostra società: una società che ci ha promesso la felicità dei consumi, dell’intrattenimento, del circo di ogni giorno, e che provoca con la delusione oltre allo sbigottimento anche il delitto, pubblico e impunito, che autorizza qualunque calpestio dell’umanità, della cittadinanza, persino del buon senso. 

Nella mia storia di studioso dei media ho conosciuto fasi alterne, e ho incontrato tanta gente. Con alcuni ho diviso pezzi importanti di strada. Alcuni sono ancora il mio paesaggio quotidiano, i miei Danglard, o i miei Adamsberg. Quelli che mi completano e che in qualche modo completo. Quelli in cui riconosco la stessa angoscia per questa notte efferata che stiamo attraversando, e per il ruolo che i nostri amati media hanno giocato, a partire naturalmente dal più tignoso e meraviglioso di tutti: la televisione. 

Questo giudizio sui media ci spacca, oggi. Ci separa gli uni dagli altri, riproduce antichi conflitti ideologici. Vi è chi guarda la Tv (o gli altri media) con le stesse armi del piccolo schermo. La studia minuzia per minuzia. Ne conosce gli anfratti, le piccole emergenze, le meraviglie e le carognate più impossibili. La ama, in fondo, nella sua natura profondamente umana, perché rispecchia il fango di cui tutti siamo fatti, e ci svela come uno specchio qualcosa di noi. E’ una proposta culturale legittima, seria, rispettabile. Io però penso un po’ diversamente: penso che sia necessario riprendere le distanze: guardare il circo nella sua capacità di nascondere, ottundere, mascherare i poteri, cancellare le differenze esistenti e immaginare differenze inesistenti. Penso che questa società in fondo volgare trovi ormai in una larga parte del mezzo il suo cantore un po’ sordido. Penso che dovremmo ricominciare a dire che c’è del marcio in Danimarca. Le parole del Papa sul rischio dei media sono nette, precise, dolorose. Ci parlano con un alto senso della necessità. Ci dicono che la fase attuale cancella la realtà anziché promuoverla. Ne esalta il peggio,  e insieme ci abitua ad esso. In questo tutto che scompare, i meccanismi che fanno alzare lo share e scendere l’audience, i sottili calembours fra i semplici gossipari intelligenti e gli intellettuali magari un po’ noiosi mi appaiono vagamente tristi, inutili perdite di tempo.

C’è, là fuori, una notte efferata. Bisogna guardarla in faccia, questo penso. Bisogna scoprire gli assassini. Si può stare in casa a sorseggiare del buon vino di marca, ma è come voltare lo sguardo da un’altra parte.

Dunque, questa visione ci separa, oggi. Separa chi guarda dal di dentro ai mezzi, ne condivide il terreno, e chi se ne distacca, li guarda sul campo di battaglia, mentre accerchiano, con maggiore o minore consapevolezza, la società che sentiamo di dover difendere. Tranquilli: non c’è forse chi ha torto o chi ha ragione, e non faremo né guerre né battaglie, fra noi, che così tanto abbiamo condiviso. Anzi, quando qualcuno mi saluta e se ne va, felicemente convinto della propria prospettiva, gli rivolgo il più autentico dei miei sorrisi. Serve a dirgli tutto il mio affetto. E a nascondere la mia amarezza.

Buon vento.


Risposte

  1. Oggi, per esempio. Il buio della notte efferata sembra ancora più buio. http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/giustizia-20/cronaca-10dic/cronaca-10dic.html
    Stasera, per chi ha stomaco e niente di meglio da fare, si potrebbe misurare quanto è buia questa notte guardando i telegiornali principali. Tanto per capire se in tv ci sarà qualcuno che ci dirà con chiarezza che qua c’è un signore che sta attaccando frontalmente le istituzioni repubblicane, oppure se sentiremo le solite espressioni ipocrite tipo “polemiche nel mondo politico per le dichiarazioni del premier”, oppure “Non ho nulla da chiarire, così il premier reagisce alle polemiche sulle sue dichiarazioni ecc ecc” (sempre la replica prima, tanto per non far capire nulla allo spettatore), oppure “Scontro tra premier e quirinale” (con il solito uso della parola scontro, che nasconde invece il fatto che c’è qualcuno che attacca e qualcuno che invece è costretto a difendere). Ci sarà la solita sequela di dichiarazioni, i Capezzone i Cicchitto, qualche Di Pietro…
    Insomma, ogni giorno è buono per misurare l’efferatezza della notte.
    Io non ne ho voglia, stasera me ne vado a teatro. Accendo un po’ di luci, perdonatemi, ma ogni tanto ci vuole

  2. per rispondere a Silvano, io ho fatto la scelta di non guardare più i telegiornali, rappresentazioni artefatte e semplicistiche (indipendentemente dal colore politico del momento) che hanno il solo effetto di reificare le convinzioni di chi li guarda. E non sono mai stato così informato 🙂
    Condivido l’amarezza del prof.
    D’altra parte mi consolo pensando che mai come oggi l’individuo ha a disposizioni infinite possibilità di conoscenza, approfondimento, dialogo e confronto.
    Certo, parliamo dell’individuo attivo e dotato dei mezzi (culturali in primis) per accedere con consapevolezza alla rete. Quindi purtroppo parliamo solo di una parte della popolazione italiana.
    Ma questa parte, che speriamo possa crescere e presto diventare maggioritaria, ha nelle proprie mani un potere di conoscenza che mai nessuno nella storia dell’umanità ha mai avuto prima.
    Certo, bisogna possedere la capacità di interpretare, mettere tra virgolette, verificare, scavare… in ultima analisi PENSARE. (Nell’era della tecnologia niente è più centrale dell’uomo)
    Il fatto che esista questo blog con questo livello di discussione è la prova del buono che il futuro potrà riservarci.


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