Per chi sa come vanno i media, dopo la rilevazione dell’ondata di entusiasmo irrefrenabile che ha oggettivamente invaso l’Italia, verranno i distinguo. I terzisti diranno che adesso sarà difficile governare; qualcuno esprimerà sogghignando la paura degli estremismi; persino le evidenze delle analisi del voto lasceranno il posto a subitanei “ecco ve l’avevo detto” ai primi errori dei nuovi sindaci.
Tutto questo non gioverà. Allora varrà la pena di mandare a memoria alcuni fatti, ricordarseli quando verrà il momento.
a) Le elezioni le vincono e le perdono i cittadini. E in piazza e nei seggi c’era una larga parte di popolo che aveva voglia di dire la sua, e l’ha detta. E poi ha festeggiato con le bandiere arancioni, come un popolo in festa qualunque. Raccontare che ha perso il centrodestra e ha vinto il centrosinistra è un truismo. Raccontare che non ha vinto nessuno è un paradosso. La cosa giusta sarebbe ricordare che qualche volta vince la gente che alla faccia dei TG di regime sceglie come le pare. Non è solo a democrazia: è quel punto centrale della politica che ti ricorda che soltanto la democrazia e i suoi meccanismi producono civiltà sociale.
b) Una lunga onda ha attraversato la storia italiana. E’ cominciata nel 94′. Forse è finita nei giorni scorsi. Era cominciata con un sogno: un nuovo miracolo italiano. Si è spenta nella paura e nel rancore. Ha mostrato, quest’onda, i pericoli profondi del carisma personale nelle democrazie. Ha mostrato il rischio di una collettività che brinda agli interessi anziché ai valori. Ci sarà tempo per parlarne. Molto tempo: ma prima se ne fa una storia disincantata, prima la si racconta, meglio è.
c) Anche in Italia è arrivata la pesantezza di quei media leggeri che si chiamano social media. Non sono stati loro a vincere, ma il fatto che molti giovani, molti rappresentanti dei ceti medi e produttivi, molte persone colte abbiano deciso, con un sussulto d’animo, di scendere in campo, li ha resi preziosi, perché tutte quelle persone – soprattutto i giovani – sono grandi utilizzatori di sm, e li hanno saputi sfruttare al meglio.
d) C’è un nuovo linguaggio, nella politica: è l’ironia diffusa, l’emozione della partecipazione. Tutte cose vecchie, risvegliatesi di colpo. Una risata vi seppellirà, si diceva una volta. Guardate: è successo. Possiamo fare politica sorridendo. Un piccolo miracolo italiano.
e) C’è spazio adesso per un nuovo patto fra le generazioni. Mi ha scritto una mia vecchia studentessa dalla Piazza Duomo arancione. Grazie di quello che mi ha insegnato. Grazie a te, ragazza, di quello che tu e tanti come te mi avete insegnato nelle aule della mia università. Tornerò a insegnare con più passione, dal prossimo anni accademico. Ed è lì che comincerà la politica. Perché è successo qualcosa di diverso da un conflitto fra la destra, la sinistra, il centro. E’ successo che un Paese ha detto basta. Vogliamo ricominciare. La destra e la sinistra si ridisegneranno. Torneranno domani a ridiscutere dei propri valori. Intanto le bandiere arancioni hanno detto arimortis. Adesso si parte daccapo.
Buon vento che cambia, amici miei.
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