Sto andando a Roma per un convegno internazionale che si tiene alla Luiss, organizzato dal mio amico e collega Michele Sorice, dedicato alla leadership in politica. Parteciperò con un intervento sulla leadership politica oggi, al tempo dei social media, riprendendo alcune questioni appena pubblicate sulla rivista della mia università (Vita e Pensiero). Il titolo dello speech sarà Will the social media save the democracies?
Ma non è di questo che vorrei parlare brevemente. Continuo a riflettere sui pochi secondi che – a detta di molti commentatori – hanno rovesciato la campagna elettorali di Milano: la proditoria battuta della Moratti a Pisapia, di cui abbiamo già discusso su questa nave. Ricordo che qualche navigante aveva espresso il timore che la strategia dela Moratti potesse essere efficace. Cosa che non pare si sia verificata. Leggo invece adesso che secondo diversi autorevoli commentatori possiamo fornire la spiegazione opposta, che sarebbe suffragata dai sondaggi: con quella infelice sortita l’attuale sindaco di Milano si sarebbe giocata male la partita, offrendo un enorme vantaggio al suo avversario.
Penso che le due spiegazioni siano entrambe inesatte. Farei allora alcune considerazioni:
a) Spesso trattiamo i fatti di comunicazione attribuendo ad essi un’aura magica. Per qualche motivo siamo affascinati da spiegazioni semplici, in cui un evento grande o piccolo può determinare istantaneamente effettidi grande rilevanza. Nella vita sappiamo che non è così, e forse per questo ci piace pensare che la cosa possa accadere
b) Dentro a questa visione magica se ne nasconde un’altra, che attribuisce alla televisione un ruolo essenziale ancora oggi nei processi politici e soprattutto elettorali
c) I due precedenti atteggiamenti ci impediscono di pensare in termini di tempi più lunghi, di trasformazioni più complesse dell’opinione pubblica. Prima di essere antipatica o maldestra, Moratti ha governato come ministro sul piano nazionale e come sindaco su quello locale. Forse i risultati non autorizzano molte persone a credere più nelle sue capacità strettamente politiche. Forse la narrazione del centrodestra non riesce più a sostenersi su se stessa, in quella che un mio collega francese incontrato a Parigi chiama l’illusione costante che sembra aver sostituito le ideologie
d) Possiamo ancora pensare che a volte la politica sia fatta di temi, speranze, emozioni, e insieme impegno per le strade incontri di persone, scambi di cuori. Qualche volta funziona ancora, soprattutto quando il senso del declino e dell’indignazione monta, non solo in Italia, e le nuove generazioni rivendicano un nuovo ruolo, che le nostre stanche società farebbero bene a riconoscere loro, presto.
Buon vento gente. Ci porti lontano.
Lo ammetto, sono stato troppo pessimista. Per una volta è bello essersi sbagliati! Ero uno di quelli che aveva pensato che in realtà il colpo basso della Moratti, a livello comunicativo, avrebbe avuto l’efficacia di creare una narrazione di sfondo, di costruire un personaggio fittizio, quello del Pisapia “estremista”, amico dei “terroristi” ecc. C’è da dire che ci hanno provato, ma è andata male. La strategia (non solo televisiva) è stata fallimentare. Quel che non si capisce è perché insistano, con una strategia tutta “al negativo”, cioè continuando a dire cosa farà o come è (secondo loro) l’avversario. Anzi, si capisce: parlare dei problemi della città – come continuano a predicare – sarebbe totalmente controproducente. Perché avendo governato non puoi continuare a dire solo “faremo”, ma dovresti anche dire “abbiamo fatto”…
Stasera partirà il diluvio comunicativo del grande dadaista, in 5 tg nazionali su 7. Speriamo insistano nella strategia di cui sopra. Sarebbe un nuovo colpo di vento. Nella giusta direzione.
By: Silvano on 20, Maggio, 2011
at 4:02 PM
sono d’accordo.
La Moratti ha mal governato o, meglio, non ha governato affatto !
By: Massimo on 21, Maggio, 2011
at 6:00 PM
Complimenti per il post. Molto interessante.
Concordo con la tesi di fondo: “l’insulto malandrino” non ha spostato un gran che di voti. D’altra parte però dubito che la politica old school evocata dal punto d) sia la ragione del vantaggio di Pisapia (anche perché la sua penetrazione dell’elettorato è pressoché identica a quella di Ferrante del 2006).
Ho sempre pensato al Berlusconismo come a una moda. Le mode hanno una matrice libidica e non passano per un’improvvisa ripresa di coscienza, un ritorno di razionalità, un pentimento collettivo… Le mode passano quando, ad un certo punto, stancano. Quando il desiderio, ormai saturo, si gira altrove.
Per esempio, un giorno smisi di portare i pantaloni a zampa, senza però rinnegarli, senza pentirmi di averli portati a lungo e senza per questo essere diventato una persona più saggia, acuta, razionale o lucida in fatto di pantaloni. Forse alcuni berlusconiani iniziano ad essere stanchi del berlusconismo, senza sapere nemmeno il perché e così cominciano a guardarsi intorno.
Berlusconi ha introdotto il tema del desiderio in politica e probabilmente sarà il primo a pagare il calo del desiderio in politica. (non dobbiamo aspettarci una fine del Berlusconismo simile alla fine del Fascismo o alla caduta del muro di Berlino!) Sempre più spesso temo che la politica al tempo di Berlusconi sia piuttosto questo. Ovviamente me ne rammarico.
Saluti
By: P. on 21, Maggio, 2011
at 10:54 PM