Siccome scrivere su questo blog è la mia ginnastica mentale, posto un post di cui tematicamente parlando non frega niente a nessuno, ma che rivela molto dello stato della nostra università.
Ho fatto parte negli ultimi tre giorni di una Commissione di concorso (e altre mi aspettano nei prossimi mesi) per posti di professore in una università italiana. Vorrei fare due considerazioni.
La prima riguarda il meccanismo dei concorsi, che è sostanzialmente simile da molti anni, e che messo alla prova mi pare funzionare piuttosto bene. Voglio dire che se ci si comporta secondo coscienza e si cerca di scremare il meglio anziché seguire consorterie e parentele (ma questo eventualmente è un difetto dei commissari, non del meccanismo), si può effettivamente farsi un’idea piuttosto precisa del valore dei candidati, del loro percorso e delle loro capacità scientifiche e didattiche (parlo dei concorsi da professore associato, che sono forse i più complessi e completi). Quello che su questo piano non finisce di sorprendermi è che il legislatore abbia pensato di comporre le commissioni di soli professori ordinari, con la scusa che i ricercatori e i professori associati sarebbero ricattabili dai più alti in grado. Il che è vero teoricamente, ma per la mia esperienza non lo è stato praticamente, perché i colleghi di ogni ordine e grado sono perfettamente in grado di farsi rispettare. Ne consegue che da un lato si pontifica sulla riduzione del potere degli ordinari, e dall’altro gli si mette in mano il volante e gli si dice vai da solo… Mah.
Seconda considerazione. In questi concorsi qualcuno vince e qualcuno no. Ogni volta che mi capita di assistere a questa inevitabile realtà, mi sento vagamente male. Sarà perché mi è capitato di perdere dei concorsi, e so cosa vuole dire. Sarà perché mi rendo conto che sempre più spesso i posti non sono sufficienti per premiare tutti quelli che se lo meritano. Sarà perché mi accorgo che la qualità media dei colleghi è elevatissima, anche in confronto con il panorama europeo.
In questi casi, con una certa sofferenza, scopro di essere affezionato alla mia comunità scientifica, che non è perfetta, che può essere migliorata (e dobbiamo riuscirci), ma che ha al suo interno risorse preziose. Mi chiedo quanto l’opinione pubblica riesca a cogliere le forze positive, a dispetto di un’immagine pubblica davvero terribile (anche per colpa di scandali vergognosi).
Così. Solo un piccolo sfogo da stanchezza.
Buon vento.
Sono il motivo per cui il nostro devastato paese resta ancora in piedi: le risorse preziose. Che sono tenaci, indistruttibili e numerose in ogni
ambito. E anche le meno eclatanti, quelle che non finiscono sui giornali, che non perdono tempo a compiacersi, che fanno vita da mediano.
Sono lieta di leggere che nei concorsi ci sia del buono, soprattutto del buono. Infatti quello che arriva al di fuori non è quasi mai positivo,
c’è bisogno di avere testimonianze da chi vive le realtà in prima persona, in particolare quando queste realtà sono difficili e non godono del pensiero favorevole.
Auguro ad ogni giovane studente di percorrere il cammino con un gentile prof al proprio fianco.
Buon vento e trasformi la stanchezza in confortevole riposo
By: alessandra r on 6, novembre, 2010
at 6:29 PM