Adesso, che siamo alla fine, e che ancora non intuiamo quello che verrà, ma distinguiamo solo le nostre incertezze, le nostre paure, e forse le nostre colpe per non aver saputo impedire il degrado di un Paese meraviglioso, possiamo provare a definire quello che è stato. Ci provano tanti più intelligenti, acuti, brillanti e famosi di noi (intendo l’equipaggio della smandrippata nave, non uso il plurale maiestatis). Perché noi no?
Allora comincio io, con quedsta prima sintesi di ciò che abbiamo chiamato berlusconismo.
Berlusconismo: termine con cui si intendono due concetti distinti.
a) una particolare interpretazione del potere nella democrazia italiana, impostosi fra la prima metà degli anni Ottanta e il primo decennio del Duemila. Questo potere si dispiega saldando diversi elementi:
a1) la piegatura della personalizzazione della politica alla figura carismatica di Silvio Berlusconi, che incarna in sé una filosofia del comando essenzialmente non politica, ma piuttosto imprenditoriale, nel senso dell’imprenditoria rampante non di tradizione familiare, modellata sulle vicende del boom economico e poi ratificata negli anni Ottanta con la crisi della tradizionale cultura del lavoro.
a2) la saldatura fra diverse forme di potere e di dominio: politico (forza del partito e sua presa sull’elettorato), istituzionale (con l’uso della forza del ruolo pubblico per piegare la tradizionale divisione dei poteri), simbolico (notorietà, carisma, base per identificazione e sublimazione da parte di una larga fascia dell’elettorato “illuminato” da una certa cultura televisiva e non solo), economico (inutile tentare di evidenziarne l’incredibile potenza dispiegata) eccetera;
a3) la ridefinizione della classe politica su due versanti. Il primo è quello dello slittamento del dibattito politico dai temi politici e ideologici a una sostanziale propaganda pro o contro il leader carismatico (Campi parla di centralismo carismatico). Il secondo è quello della formazione di una nuova classe dirigente in cui si saldano da un lato la provenienza aziendalista, dall’altro un nuovo ceto politico giovanile reclutato direttamente dal leader senza confronto pubblico o verifica della professionalità specifica, facilitata (questa formazione) da una legge elettorale che toglie ai cittadini qualunque forma di valutazione preventiva.
b) Una cultura diffusa nel Paese in cui si sommano
b1) antistatalismo e individualismo
b2) cultura liberale o liberista in una versione che potremmo definire all’amatriciana
b3) provincialismo italiano, inteso come subcultura, non supportata da cultura tradizionale, né da valorizzazione della formazione, dell’educazione e della cultura in generale a vantaggio del sogno del successo immediato.
Ecco qua. E’ solo un inizio. Ci lavoriamo fra tutti?
Aggiungo che non penso che tutti gli elettori di Berlusconi siano berlusconiani, e che penso ci siano diversi berlusconiani anche fra i suoi non elettori. Inoltre, come sempre, vorrei che si valutasse non la persona ma la sua natura simbolica.
Buon vento gente.
certo. sono già all’opera. gli eighties sono il mio pane quotidiano. il mio chiodo fisso. la propaggine berlusconiana era nell’aria fin dalle prime tv commerciali libere (vedi teleradiocity) dove la pessima qualità assurgeva a medietas dell’inesperienza ma immersa in unn overdose di pubblicità.
fuori, nella strada, altre overdosi di eroina, dentro nelle scuole assenza totale di politica, quasi un peccato mortale.
a scissione entro cui mi muovevo teneva ben distinti i due mondi: quello fuori, platinato, pailettato, con spalline militaresche e inguainato in fuseaux di lurex; quello dentro perfettamente stagno e impermeabile per permettere alla linfa creativa di scivolare invisibile agli occhi estranei.
Piero Brunello nella sua Storia e canzoni in Italia: il Novecento pubblica il mio diario di quattordicenne. Gli anni Ottanta, mi confessò, mi mancano nel tassello dei decenni musicali della sua storia.
Estrapolo 2 citazioni per restituire attraverso la musica e il suo significante sociale, il vuoto che ci/mi attanagliava, stonato, di quegli anni di plastica, e non più di (ahimè?) di piombo…
28 novembre 1982. Sto ascoltando l’ultimo dei Dire Straits e mi meraviglio che i miei genitori non siano ancora venuti a dirmi di spegnere (ndr. la radio, ascoltata sotto le lenzuola). Sono triste perchè ho i brufoli, sono brutta e perchè non vedo Luca da 3 giorni.
4 febbraio 1983. Oggi sono triste. Sembra che la mia vita non abbia un fine, o meglio non riesco a capire ciò che voglio, che mi manca per essere felice (…) Sapete cosa vorrei fare? Conoscere Baglioni e avere la certezza che tutti i suoi motivi non siano commerciali!!!
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By: giuliana bottino on 1, novembre, 2010
at 1:58 PM
Ho visto sabato per la prima volta – colpevolmente – videocracy di Erik Gandini. Penso che sia un film davvero efficace per raccontare il berlusconismo.
E poi credo che ci sia un punto di vista privilegiato per raccontare questa storia: quello delle donne. Credo che la miglior narrazione di questi anni possa venire soprattutto da loro. Il berlusconismo non puo’ essere capito, credo, senza considerare la sua idea di donna. Quella che fa dire al nostro premier che lui e questo significa il mercato del bestiame. Significa incoraggiare la vita randagia e da prostituta di una povera minorenne figlia di immigrati. E abbandonarla a se stessa fingendo di “affidarla” ad una sua adepta, fatta eleggere al consiglio regionale (povero Formigoni, a quali soprusi deve sottostare per compiacere il Padrone e avere i voti per piazzare le sue clientele dove conta). E poi mentire alla questura, manipolare le decisioni di un Tribunale dei Minori, fare in modo che la povera minorenne anziche’ in una comunita’ protetta finisca di nuovo a casa di una prostituta brasiliana e che venga di nuovo arrestata alcuni giorni dopo per lite condominiale. Un bel quadretto: un bel modo di amare le donne, amando solo il proprio bassoventre. Ma chi dice questo, Ferrara docet, e’ un sepolcro imbiancato, un moralista, secondo il nuovo dettato che viene da Rimini e secondo il quale il “peccatore” viene fatto oggetto di infinito compiacimento (sopratutto se e’ utile), mentre il moralista e’ un giacobino sovvertitore del sacro ordine sociale e dei dettami di Santa Madre Chiesa. Ormai il Presidente non e’ piu’ nemmeno peccatore, perche’ Lui “ama” e dunque tutto e giustificato.
By: albert on 1, novembre, 2010
at 2:52 PM
Mi sono accorto di una frase sgangherata incompleta nel mio precedente commento:
“Quella che fa dire al nostro premier che lui AMA LE DONNE e questo significa il mercato del bestiame.”
So che non frega a nessuno ma mi correggo 🙂
By: albert on 1, novembre, 2010
at 5:02 PM
Neh, siamo partiti niente male…
By: faustocolombo on 1, novembre, 2010
at 7:16 PM
http://blog.leiweb.it/marinaterragni/2010/10/31/lettera-a-un-vecchio-di-nome-silvio/
Ecco alcune considerazioni molto intelligenti e di sano buon senso: e non a caso vengono da una donna.
Buon Vento a tutti!
By: albert on 2, novembre, 2010
at 11:49 am
Stavo facendo mente locale. E sono tanti i temi (negativi) di cui si è caratterizzato il berlusconismo che solo a pensarci mi sono sentito un certo malessere.
L’immagine che mi viene in mente è sempre il finale del Caimano, i fuochi sulla città. Berlusconi che sa che comunque lui ha vinto, nella testa dell’opinione pubblica.
Così è. Faccio un solo esempio che secondo me è paradigmatico. Una vera e propria inversione della “narrazione pubblica”, operata a tavolino. Quella ottenuta nel cambiare nel giro di un arco di tempo relativamente breve l’umore dell’opinione pubblica nei confronti della magistratura, del “pianeta giustizia”. A Milano, tra 1992 e 1993, migliaia di cittadini scendevano in piazza per sostenere la magistratura (ed erano avanguardie di una maggioranza silenziosa che li sosteneva). Negli anni successivi, non vi è stata più traccia di questo tipo di sostegno (salvo che in frange minoritarie).
La costruzione di un immaginario alternativo per quanto riguarda il tema giustizia ha avuto successo: magistratura politicizzata, colpi messi a segno con finalità politiche, la “persecuzione” ecc.
Costruito abilmente, con una potenza di fuoco mediatica che conosciamo, certo.
Come al solito il successo dell’operazione non si misura nelle frange estreme dell’opionione pubblica, ma nelle zone grige, quelle centrali. Anche tra chi non è un supporter berlusconiano è passata in qualche modo l’idea finto buonsensista che “sì, i giudici ce l’hanno un po’ con quello lì”, che “sì, più la magistratura lo attacca, più lui si rafforza” ecc ecc.
E l’esito è che, qualunque sarà il destino del politico Berlusconi, questa narrazione pubblica avrà sicuramente una durata maggiore di chi l’ha costruita.
By: Silvano on 3, novembre, 2010
at 11:41 am
Può essere anche un allontanamento dalla politica (intesa come interesse reale e approfondimento dei meccanismi politici più che mera adesione a simboli ormai passati o adesione formale a nuovi partiti) e volontario dis-impegno politico causato dalla sfiducia nelle istituzioni da parte delle “nuove generazioni” (ormai mica più tanto nuove.. cmq nati come me agli inizi degli anni ’80)?
By: LP on 3, novembre, 2010
at 2:48 PM
http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=9164&catid=39&Itemid=68
a proposito di prima, dopo e durante, prismaticamente.
By: giuliana bottino on 3, novembre, 2010
at 11:27 PM
e a proposito di pornografia, cinema, politica e cannibalismo. e molto altro
By: giuliana bottino on 3, novembre, 2010
at 11:36 PM