Grazie dei commenti acuti, vivaci e molto utili (per la relazione che devo tenere) sul mio post precedente.
Provo a sistematizzare i miei pensieri, per come si sono messi insieme a partire dalle vostre osservazioni, naviganti.
Punto primo: non è certo ragionevole dire che Berlusconi è semplicemente un prodotto della società in cui si realizza la sua ascesa. Questo vale naturalmente per lui, AH, BM, eccetera. Ma cosa vuol dire che non è semplicemente un prodotto? Due cose: in primo luogo che esiston alcune sue caratteristiche peculirari, le sue qualità e i suoi difetti di persona, alcune fortunate circostanze, eccetera; in secondo luogo che una società non è mai semplice, e le correnti culturali, economiche, istituzionali e tecnologiche favoriscono (darwnianamente, appunto) questa o quella corrente. Poi ci vuole l’interprete. E questo interprete, nelle leaderships del Novecento e del lungo postNovecento che stiamo vivendo, è quello che meglio riesce, in senso carismatico, a farsi veicolo delle idee circolanti in una parte della popolazione.
Punto secondo: dovremmo essere più abituati a pensare che nelle società di massa uscite dall’Ottocento, la democrazia è un’occorrenza quanto il totalitarismo, e quanto alcune vie di mezzo come quelle che potremmo definire società carismatiche, in cui una parte della cittadinanza si aggrega attorno a un progetto di delega del potere a una o poche figure, ritraendosi dalla partecipazione. Non succede solo in Italia, a ben vedere, e quindi sarebbe ora di comprendere questa opportunità per decidere una volta per tutte se ci sta bene o no (a me, per esempio, no).
Punto terzo. Che cosa facilita il passaggio da un modello democratico a uno totalitario, e anche carismatico? econdo me la crisi delle élites intellettuali, e la prevalenza di quelle forze intellettualmente meno consapevoli che pure possono essere economicamente e istituzionalmente forti. In Italia questa parte della popolazione è quella che ho già avuto modo di definire “provinciale” nel senso negativo del termine. Un’Italia poco colta, centrata sul sccesso (vero o aspirazionale) economico come indice di una vita ben spesa. Un’Italia che aderisce a valori condivisi solo superficialmente, ma all’occorrenza sa essere gretta e short-minded, richiudendosi nelle proprie corazioni a ripetere. Quell’Italia che cancella il senso della scuola e dell’università, delle conquiste femminili, del valore del lavoro dipendente e della vera produzione, dell’interazione globale come opprtunità di arricchimento e così via. Quell’Italia avrebbe potuto restare nascosta per decenni ancora, se SB non l’avesse sdoganata, mostrandosi come suo rappresentante di successo.
E’ più o meno questo che andrò a dire a Norimberga. Anche grazie a voi.
Buon vento
Se poi sono davvero interessati, potremmo prestarglielo per qualche tempo, che dici? ;o)
By: roberto carnesalli on 2, Maggio, 2010
at 4:55 PM
Ecco, non ci avevo pensato… Ci provo, ma non prometto niente… 🙂
By: faustocolombo on 2, Maggio, 2010
at 6:11 PM
Certo che un gesto di generosa pieta’ il popolo tedesco potrebbe anche farlo….
By: albert on 2, Maggio, 2010
at 8:04 PM
ciao Fausto
ti segnalo che ho aperto un blog con un amico
si chiama http://politicaltv.wordpress.com/
buon viaggio a Norimberga,
ci sentiamo al ritorno
Matteo
By: Matteo Vergani on 2, Maggio, 2010
at 10:32 PM
Buona conferenza allora e se possibile mangi un Bratwurst anche per me!
By: Rossella on 3, Maggio, 2010
at 5:31 am
se solo SB sapesse della Vergine di Norimberga, se lo troverebbe a fianco al convegno.
By: davidecorallo on 6, Maggio, 2010
at 8:55 PM