Domani parto per Lisbona. Il mio buon amico Gustavo Cardoso (tra l’altro coautore con Manuel Castells di un interessante lavoro) mi ha invitato a un’iniziativa finanziata dall’Unione Europea sul Digitale Terrestre, con la partecipazione di alcuni studiosi e di un bel gruppo di dottorandi. Ci vado volentieri, perché incontrerò alcuni vecchi amici e compagni di avventura scientifica: dalla Norvegia (Università di Oslo) Espen Ytreberg (credo che sia ancora su YouTube una nostra sciata comune a Cervinia), dalla Spagna (Pamplona) Charo Sadaba, e diversi altri.
Ogni tanto mi chiedo perché giro così tanto, nel mio lavoro. Ci sono due risposte: la prima è che trovo essenziale lo scambio con studiosi di tutto il mondo, indispensabile per non diventare insopportabilmente provinciali.
La seconda risposta la dà Paolo Conte, in una sua bellissima canzone. Eccola qui:
Buon vento, naviganti. Vi terrò informati.
“La fuga nella vita, chi lo sa…
…che non sia proprio lei
la quinta essenza…
sì, ma di noi si può fare senza… ”
Stravedo per questa canzone: è un leggero distillato di genialità contiano, uno di quei rari esempi di canzone in perfetto equilibrio tra testo e musica. Un verso come “È là che lui tiene la sua accademia/ sotto lo sguardo vitreo/ dei bicchieri di Boemia” è una zampata inconfondibile
Buon viaggio, Lisbona è una città da naviganti come poche altre al mondo
By: Silvano on 24, novembre, 2009
at 12:17 PM