Pubblicato da: faustocolombo | 12, ottobre, 2009

Concorrenza e conflitto nei giornali italiani

Una dura – anche se in fondo civile polemica – è scoppiata fra il Corriere della Sera e Repubblica. Ferruccio De Bertoli, il direttore del giornale milanese, ha scritto un articolo replicando a certe accuse del nostro Premier. Lo ha fatto con misura e – stando alle osservazioni di Eugenio Scalfari sulla Repubblica di ieri (ma anche di Travaglio su Il Fatto Quotidiano, in un articolo che però non ho letto direttamente, e del quale quindi non parlerò) – con eccessiva prudenza. Alle osservazioni di Scalfari replica ancora oggi De Bortoli, componendo così un tipico dibattito fra quotidiani sul rapporto fra stampa e potere.

Non per dire “l’avevo detto”, ma il fatto che nella polemica fra Repubblica e Presidenza del Consiglio ci fosse anche la questione della concorrenza fra testate l’ho argomentato in un saggio “in inglese” che sta per uscire su un volume internazionale. Quello che mi preme osservare qui è che questo dibattito (ripeto, anche duro) è davvero un tipicissimo dibattito da opinione pubblica o da sfera pubblica, mentre l’anomalia nel nostro Paese è costituita dalla misura illogica della risposta del potere politico al lavoro dell’informazione. Una risposta che si esprime in tentativi di controllo, uso di veline (in senso proprio, senza riferimento a signore o signorine), linguaggi aggressivi, accuse non sempre giustificate, cause giudiziarie. Ora, è chiaro che il mercato dell’informazione dà il suo meglio quando si critica al suo interno, ma è unito nell’analizzare da punti di vista diversi, con giudizi diversi, ma con medesima determinazione e obiettività, il funzionamento della macchina pubblica.

In particolare, mi pare non valga mai, dico mai, l’accusa da parte del potere agli editori di costituire potenti lobbies. Sarà anche vero, ma il potere politico è il potere politico, e quindi ha in mano leve decisive. Se non subisce la critica (in senso etimologico) come corregge i propri errori? Ancora più risibile mi pare l’idea che – per esempio – l’informazione pubblica non debba attaccare nessuno. In che senso? E se ravvisa un malfunzionamento non lo deve dire per non attaccare il Governo? Che informazione libera è.

Insomma, in questo nostro sfortunato Paese ci sono tante cose che non  vanno, e secondo me i momenti sono davvero bui, per la scarsa cultura democratica di certi personaggi pubblici, ma almeno la concorrenza fra i grandi giornali è ben viva. E penso che almeno questa sia una buona notizia.

Buon vento gente.


Risposte

  1. http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_12/cavalli_9ffbfc42-b6f2-11de-b239-00144f02aabc.shtml

    A proposito di “misura illogica della risposta del potere politico al lavoro dell’informazione” segnalo questa iniziativa governativa che (a mio modesto avviso) maschera un goffo tentativo di esportare worldwide la propaganda “de noantri” spacciandola per legittima difesa degli interessi nazionali. Con l’ ormai consueto refrain “chi non e’ d’accordo con noi e’ anti-italiano e danneggia gli interessi del paese”. Pazienza…
    Buon vento a tutti, oggi su Milano soffia veramente forte 🙂


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