Tanto tuonò che piovve: il ministero ha erogato parte delle sovvenzioni dando un segnale. Chi ha risultati giudicati migliori avrà più soldi. Gli altri di meno. Come si dice: piove sul bagnato. Tanto non preoccupiamoci, perché a novembre mancheranno soldi per tutti (lo dice persino il magico Giavazzi).
Leggere il commento di Fabio Colombo (niente parentela) all’ultimo post per capire la difficoltà di capire come funziona un’università, e perché tutto è così complicato. Mi pare ci siano due posizioni pericolose: quella di chi difende a spada tratta l’esistente, convinto che non si possa cambiare nulla, e quella di chi è convinto che l’università faccia profondamente schifo e sia praticamente inemendabile se non si ricorre ad estremi rimedi.
Io penso che varrebbe la pena di tornare a chiedersi cosa debba essere, l’università. Per esempio non ne posso più della retorica sul fatto che dobbiamo preparare gli studenti al mondo del lavoro. Santo cielo: non è così. E’ persino ovvio che non può e non deve essere così. Noi dobbiamo preparare gli studenti alla vita: senso dello studio, cultura, senso del dovere, speranza, capacità critica e autocritica. Tutto il contrario dei valori che trionfano oggi e per cui poi ti chiedono: perché mi devo ammazzare di fatica se una velina guadagna più di un superingegnere?
Guardo negli occhi i miei studenti e ci vedo a volte la rassegnazione. Mentre ci può essere un mondo diverso, ed è compito degli intellettuali dirlo, ed è compito dell’università insegnarlo.
Dunque, spero che qualunque riforma cominci così: l’università deve educare le persone nella loro dimensione morale e intellettuale, non preparare forza lavoro. E il bello è che la forza lavoro fatta di persone colte e intelligenti è certamente più produttiva di quella cresciuta nella cultura di the wall. Sì. Potrei proporre di cominciare la riforma dell’università e della scuola con questa frase: hey, teacher, leave the kids alone…
Buon vento ragazzi.
Ciao prof, sono il baby boomer a cui piace scrivere a mano le cose importanti, nonostante abbia dimestichezza con i mezzi informatici. La seguo attraverso il blog e dopo qualche giorno di vacanza mi ritrovo questa sua riflessione sull’universita’. Con immenso piacere sento parlare di insegnamento allo studio, alla cultura, senso del dovere, speranza, capacita’ di critica ed autocritica. Lavoro nel mondo ingegneristico e vivo a stretto contatto con ragazzi, giovani laureati che non posseggono questo saper, che non hanno lo spessore culturale a cui lei accenna. Fa senso vedere questi laureati che non leggono giornali, libri, che due volte al giorno vanno in palestra, non perche’ l’attivita’ fisica fa bene oltre al corpo anche alla mente, ma solo perche’ il capo, la struttura li vuole magri e belli. Fa senso quanto sono uniformati, tutti uguali, ossequianti e senza le capacita’ di critica ed autocritica. L’eccellenza da’ quasi fastidio….Non e’ colpa loro, si dice, purtroppo….. Hanno persino iventato la laurea in ingegneristica gestionale ! Ma per gestire cosa ? Si creano solo false attese a cui seguiranno forti delusioni. Sa quali sono i miglior ? Coloro che nel loro curriculum hanno trascorsi di studi classici. Non e’ una battuta, micreda, ma sono convinto che un laureato in storia o filosofia sarebbe un ottimo manager al contrario di certi amministratori, calcolatrici umane a cui hanno dato il potere. Le macchine servono, ma non devono decidere…. Sono comunque ottimista perche’ vedo e sento che qualcosa sta cambiando, la speranza rimane……..ma dobbiamo sempre farci del male prima di accoggergi ? Grazie di tutto.
By: alberto on 30, luglio, 2009
at 5:25 PM
Ciao Prof., il tuo programma è alquanto ambizioso e rivoluzionario : non è che poi ci tocca cambiare anche la Costituzione ? che significato ha il primo articolo della Costituzione Italiana ? non sarebbe meglio dire, prima di tutto, che l’integrità e la dignità della persona è sacra ed inviolabile ?
Cari saluti.
Massimo
p.s. : maturità Collegio Gallio del ….
By: Massimo Riboldi on 31, luglio, 2009
at 11:16 am