Pubblicato da: faustocolombo | 28, giugno, 2009

Il tempo dell’indignazione

A proposito dei punti di vista sui recenti fatti e sulla crisi della cultura politica (per dire, non solo sulla forma, ma sui contenuti del gossip), pubblico una nota di Città per l’uomo, una Fondazione ispirata al lavoro e alla figura di Giuseppe Lazzati, il miglior rettore dell’Università Cattolica che io abbia avuto la fortuna di conoscere. Mi pare mostri l’altra faccia della medaglia della nota commentata ieri:

Tempo dell’indignazione

Buon vento naviganti.


Risposte

  1. Caro Professore,
    mi sono letto con attenzione la nota di “Citta’ dell’ Uomo” e altri articoli di (quasi) opposta opinione provenienti anch’essi dalla “galassia”
    cattolica. Le argomentazioni di questa seconda corrente di pensiero in riferimento alle vicende del Presidente del Consiglio sono ormai ben collaudate.
    Proporrei di considerare queste argomentazioni sicuramente in buona fede e di tralasciare chi si aggancia ad esse in modo parassitario, ideologico e sinceramente penoso, come stanno facendo quasi tutti i media controllati direttamente o indirettamente dal Presidente del Consiglio, ormai sempre piu’ intrappolati in un incredibile conflitto di interessi. Sull’ onesta’ intellettuale di questi pseudo-giornalisti e pseudo-intellettuali il tempo per fortuna stendera’ il suo velo pietoso e grazie al cielo ce ne dimenticheremo tutti.
    L’argomento fondamentale mi e’ sembrato quello pubblicato da Avvenire: lasciamo stare la vita privata del Presidente del Consiglio, che e’ politicamente indifferente, e guardiamo solo a quanto sta facendo concretamente il Governo per il bene del paese. Siamo addirittura noi cattolici che vi dobbiamo ricordare la differenza tra peccato e reato, e il Presidente del Consiglio commette certo molti peccati, ma nessun reato (a non fargli commettere reati ci pensa il Lodo Alfano, ma non complichiamo troppo…)

    La cosa che piu’ mi colpisce e’ il cinico “machiavellismo” che traspare da questa idea della politica. Tutti siamo d’accordo che i peccati non sono reati (va detto che la cosa non sempre e’ stata chiarissima nel pensiero politico della Chiesa): ma chi si indigna per il comportamento del Presidente non lo fa perche’ questo costituisce un peccato (affari suoi ovviamente) ma per il riflesso squisitamente politico di questi comportamenti privati. Ad esempio l’harem del sultano e’ divenuto il metodo di selezione della nuova classe politica, e questo direi che non e’ affare privato.
    Inotre esistono tutta una serie di comportamenti che non sono ascrivibili alla sfera del peccato o del reato ma che hanno una enorme rilevanza per il bene di un paese. E’ il modello culturale e ideale in senso ampio che chi guida una grande nazione dovrebbe incarnare. Ammesso – e assolutamente non concesso- che questo Presidente sia un bravo ed efficace governante, non ha proprio nessuna rilevanza politica e culturale il suo stile, la sua personalita’, il modello che propone? il suo “modo di fare”? No, nessuna, diceva in sostanza l’articolo di Avvenire. Questo sarebbe moralismo. Posizione che trovo piuttosto incredibile per un cattolico, perche’ mi sembra avallare una sorta di “Beati gli uomini che raggiungono i loro obiettivi, in qualsiasi modo essi lo facciano”. Magari mentendo spudoratamente all’ opinione pubblica. Machiavellismo, appunto. Peccato davvero (ma non reato…) si direbbe, questa amara rinuncia, da parte di un certo numero di cattolici e di parte delle gerarchie ecclesiastiche, ad ogni tensione ideale.

    Davvero credo sia arrivato il momento, per chi si riconosce nelle posizioni politiche del centro-destra, di pensare ad un progetto piu’ maturo e di lungo respiro e che il lucro politico immediato che Berlusconi rappresenta e’ un’ enorme ipoteca per il futuro non solo della sua parte politica, ma dell’ intero paese.

  2. Caro Albert,
    grazie di questo tuo lucidissimo intervento, che sottoscrivo parola per parola, come ho fatto – letteralmente questa volta – per la nota di Città per l’Uomo.
    Deve essere chiaro che c’è una battaglia culturale da fare, non per la destra e la sinistra, ma per una visione della politica e del nostro Paese che tutti ci riguarda.
    Per questo machiavellismi e deleghe in bianco non servono, anzi, sono negative. Anche quando culturalmente motivate.
    Buon vento.

  3. Ancora qualcosa: leggere le parole di Mons. Crociata durante un’omelia su Santa Maria Goretti. Leggere e riflettere se si può ancora dire che vi sono dubbi sull’atteggiamento da tenere da parte dei cattolici sulla vicenda.
    http://www.avvenire.it/Cronaca/CROCIATA_200907061252552130000.htm


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