Pubblicato da: faustocolombo | 28, febbraio, 2009

Più che la politica…

Ho partecipato a un dibattito di cui vi segnalo il programma: http://www.voceditalia.it/articolo.asp?id=28610&titolo=More%20Than%20Politics:%20la%20politica%20\’adotta\’%20la%20creativita\’. Si ascoltavano molte opinioni interessanti, in un contesto sempre particolare come la sala consiliare della Provincia di Milano.

La tesi che ho sostenuto è un altro passo della riflessione sulla trivializzazione: in sintesi, con gli anni Ottanta l’humus della partecipazione politica arretra nel nostro Paese, e il mezzo televisivo ne diventa progressivamente il surrogato. L’incrocio di queste due aspetti non è una questione linguistica o retorica: significa invece la mutazione della politica, e favorisce la polarizzazione personalizzata, una passione trasformata in tifo, una elettoralizzazione della comunicazione, per cui ogni iniziativa è tradotta in slogan, semplificazione programmatica, chiamata alle armi. La trasformazione della democrazia è un fenomeno che va al di là del nostro Paese: il passaggio dalla democrazia della rappresentanza a quella del consenso percorre l’Europa, soprattutto mediterranea. Ma la modalità di questo passaggio che si trova in Italia è davvero idiosincratica.

Sull’altro fronte, la nascita della rete, dei social networks, eccetera… sembra traguardare nuovi orizzonti. Più partecipazione, più attività o attivismo, di nuovo una discussione pubblica. Tuttavia, anche qui occorre fare un po’ di attenzione: in primo luogo, lo sviluppo di questa nuova ondata di cittadini partecipanti è più lenta che altrove (vista la ancora scarsa diffusione di internet, che decresce con l’aumentare dell’età della popolazione), con conseguente digital divide che è, come ricorda il mio brillante dottorando Simone Carlo, una tipica forma di diseguaglianza sociale. Qui si ha anche il paradosso che questi esclusi trovano la loro rivincita in una forma di adesione alla politica in cui il loro consenso pesa comunque più della partecipazione dei cittadini adusi alla rete e alle sue forme.

In secondo luogo, non credo proprio che il modello di partecipazione richiesto dalla rete possa portare a un ritorno della democrazia come la abbiamo conosciuta fino ai primi anni Ottanta. Perché i nuovi utenti di internet che rivendicano partecipazione e dibattito pubblico sono le nuove élites, e quando se ne accorgeranno rivendicheranno il loro ruolo e il loro primato…

Ma su questo, semmai, torneremo con calma.

Buon vento, intanto..


Risposte

  1. mi viene in mente l’articolo di baricco di qualche giorno fa su La Repubblica http://www.repubblica.it/2009/02/sezioni/spettacoli_e_cultura/spettacolo-baricco/spettacolo-baricco/spettacolo-baricco.html in cui con grande coraggio e onoestà intellettuale sosteneva la necessità di alfabetizzazione culturale attraverso l’aumento di finanziamenti pubblici a favore di 1 canale, la TV, e 1 istituzione, la scuola, piuttosto che i finanziamenti a enti culturali o iniziative/eventi/spettacoli di varia natura d’intrattenimento più o meno sofisticato. La situazione italiana è drammatica, ma sono d’accordo con Baricco che prima il problema è culturale e poi economico. Finalmente riesco ad apprezzare le tue analisi in BOOM sul ruolo della TV come strumento di alfabetizzazione… buon vento


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